Fonte: La Gazzetta dello Sport


Cecchi Gori e lo spirito viola: «Abbiamo l'entusiasmo dei bimbi»

Incontentabile Trapattoni: «Certe gare dobbiamo chiuderle con il secondo gol. Questa squadra ha tutto: deve avere anche la tranquillità che serve»

Alessio Da Ronch

FIRENZE - Cecchi Gori e Trapattoni, due uomini felici. Il presidente gigliato e il tecnico continuano la partita negli spogliatoi, e lo fanno da protagonisti, come si inventano, di un duetto divertentissimo. «Questa - annuncia un Vittorio Cecchi Gori raggiante - è una sera importantissima per Firenze. Tutta la città ha partecipato in una maniera fantastica e in campo la squadra non ha giocato con la solita faziosità, ma solo con la voglia di fare una grande partita. Eppoi c'è Trapattoni, con lui abbiamo costruito nel tempo una Fiorentina bellissima. Il segreto? Lui è come me, ha l'entusiasmo di un bambino».

Dall'altra parte ecco il Trap, lui è refrattario ai complimenti e allora, nonostante la mancanza di voce, eccolo rispondere immediatamente.

«Gli elogi, in questo caso, vanno fatti alla società che, nonostante le richieste, ha saputo tenere i suoi campioni e comprarne altri di caratura internazionale. Eppoi ai tifosi che con grande civiltà hanno saputo trascinarci alla vittoria e lo hanno fatto nel modo migliore: cancellando anche l'etichetta di scapestrati che qualcuno gli aveva affibbiato. Per quanto mi riguarda, invece, è vero che io, come i bambini, mi incavolo troppo».

Eh sì, perché chi immagina un Trapattoni capace di mostrarsi entusiasta si sbaglia di grosso. Lui sa recitare anche la parte del deluso e se non fosse per quel lampo che ne illumina gli occhi si sarebbe tentati di credergli.

«In campo abbiamo fatto tante belle cose e quattro o cinque di queste mi hanno fatto contento, ma ce n'è una negativa che rischia di impedirci di raggiungere il traguardo a cui puntiamo». Il tecnico non punta l'indice accusatore contro un giocatore ma verso un atteggiamento mentale: «In partite come questa - continua - dobbiamo chiudere il conto con il secondo gol. Non possiamo farci trascinare dalla frenesia, ma è necessario mantenere sempre la tranquillità, facendo viaggiare la palla su binari ben precisi e veloci. Questa squadra ha tutto, non deve perdere le sue caratteristiche solo per la troppa voglia di vincere». Sul piano tattico ecco infine la spiegazione delle sue mosse.

«Ho deciso venerdì di rischiare Amoroso. In quel modo ho impedito che i loro centrocampisti facessero prigionieri Rui Costa e Cois. Fino a giovedì avevo pensato di avanzare Heinrich poi ho capito che Amoroso poteva farcela e gli ho chiesto di resistere finché poteva. Lui è rimasto in campo fino in fondo. In settimana avevo visto con quanta voglia i ragazzi si allenavano e avevo notato che in loro c'era la giusta tensione. Mi aspettavo una partita così».


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